La presa olandese

Manfredo Occhionero

24 Aprile 2024 | Sicurezza sul lavoro | 0 commenti

L’Olanda è un paese magnifico.

È famoso in tutto il mondo per il suo formaggio, i suoi tulipani in fiore, i mulini a vento, per Johan Cruijff e per tantissime altre cose fra le quali le bicilette. Utilizzate da tutti, sempre e con qualsiasi condizione meteo.

Ma, stranamente, l’Olanda non è famosa per la “Dutch Reach” ovvero la “presa olandese”.

Quella che può sembrare dal nome una mossa di wrestling, è in realtà un sistema, talmente semplice da apparire inutile, per limitare al massimo il rischio di colpire dei ciclisti mentre si apre lo sportello dell’auto.

La “presa olandese” si riferisce all’abitudine (che dovremmo prendere) di aprire lo sportello dell’auto con la mano più lontana dalla maniglia.

Questo apparentemente banale gesto, obbliga il corpo del conducente a fare una piccola torsione del busto la quale genera due effetti automatici:

Costringe a girare la testa ponendo lo sguardo verso il retro del veicolo (se non altro con l’attivazione della visione periferica) e, inevitabilmente, predispone la linea degli occhi ad un passaggio sullo specchietto retrovisore con il quale riusciremmo ad accorgerci del sopraggiungimento di una bicicletta, di un monopattino, di un motorino o di un altro veicolo.

Naturalmente occorre prestare l’opportuna attenzione nell’aprire la portiera lentamente e non spalancandola: in questo modo avremmo comunque dato la possibilità a tutti gli utenti della strada di capire le nostre intenzioni.

Secondo i dati forniti dall’osservatorio dell’ASAPS – Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale, nel nostro paese ogni anno, circa duecento persone perdono la vita mentre vanno in bicicletta, alcune delle quali a causa di aperture incaute degli sportelli delle auto.

Sono state esattamente 197 le vittime nel 2023 e QUI trovate l’elenco degli incidenti con luoghi e modalità di accadimento.

Va anche ricordato che la bicicletta, al pari di ogni altro mezzo di trasporto, è utilizzabile come mezzo privato per andare al lavoro.

In caso di incidente nel percorso casa-lavoro, questo evento può essere preso in carico da INAIL quale “infortunio in itinere” purché vengano rispettate le condizioni che solitamente determinano o meno il riconoscimento dello stesso.

A tale proposito, vi invito a leggere QUESTA informativa INAIL.

Una pubblicazione INAIL del 2019, conclude che in Italia il 3,5% degli occupati ha usato abitualmente la bici per il percorso casa-lavoro.

Nella stessa pubblicazione si rende noto che circa il 10% degli infortuni in itinere riconosciuti dall’Ente, hanno riguardato lavoratori che utilizzavano la bicicletta come mezzo di trasporto.

Migliorare i nostri comportamenti da automobilisti (ma anche da ciclisti sia chiaro) è per tanto anche una misura efficace e a costo zero per diminuire gli infortuni sul lavoro.

credits immagine: https://www.dutchreach.org/italia-italiano/
<a href="https://www.alphaconsulting.it/author/manfredo-occhionero/" target="_self">Manfredo Occhionero</a>

Manfredo Occhionero

Lavoro nel settore della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro dal 1998. Sono RSPP, formatore, responsabile scientifico di progetti formativi e della piattaforma e-learning di Alpha Consulting. Facilitatore del metodo LEGO SERIOUSPLAY®, CHO, Lead auditor ISO 45001:2018 e disablity manager. Scout nel DNA, perito chimico quasi per caso, appassionato di football americano ma parigino di adozione.

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Questo canale vuole offrire spunti di riflessione ed idee pratiche per accrescere la cultura della sicurezza e migliorare i nostri comportamenti quotidiani: sul lavoro, a casa, in auto, per strada, in vacanza, nel tempo libero. Sempre.

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